Restauratore di successo, Ivan Ceschin, a seguito di anni di studio e di esperienza nel settore, fonda il suo omonimo studio, basato sulla volontà di creare opere esclusive, con grande attenzione al dettaglio e all’utilizzo di prodotti naturali nel rispetto dell’ambiente.
Ivan ci racconta del suo percorso artistico? Quando inizia la sua carriera da restauratore e decoratore?
Dopo gli studi negli anni Ottanta a Venezia tra l’Istituto d’Arte e l’Accademia delle Belle Arti, inizio un percorso formativo di restauratore e decoratore con interventi di vario genere presso nobili palazzi affacciati sul Canal Grande. Tra questi: il restauro conservativo di manufatti lignei e lapidei e le superfici dipinte ad affresco.
Dall’esperienza del restauro e dell’approfondimento delle tecniche antiche è iniziata parallelamente un’attività collaterale nel campo della decorazione al fine di riproporre tematiche classiche in chiave più moderna. Tutto questo apprendendo caratteristiche innovative che potessero facilmente inserire l’opera in qualsiasi contesto adattandola ai diversi stili e alle diverse soluzioni di arredo.
Ci parla del rapporto tra arte e luce?
Nel 1984 venne pubblicato il volume “Teoria e uso del colore”, un trattato sulla cromatologia della pittrice e scrittrice Luigina de Grandis edito da Arnoldo Mondadori Editore. Al suo interno si descrivono tutti i rapporti tra la luce e il colore nel campo artistico.
Molte tavole esemplificative di questo testo sono state da me realizzate quali variazioni sul disco cromatico, esempi di contrasti tra i colori stessi.
Interessanti capitoli all’interno della pubblicazione affrontano l’importanza determinante del rapporto luce-opera d’arte.
Appare evidente che qualsiasi manufatto artistico per massima valorizzazione necessita di fonti luminose che permettono una lettura complessiva dell’opera stessa.
Quanto conta nel suo lavoro l’illuminazione naturale e quella artificiale?
La luce naturale varia per intensità e colore a seconda del momento della giornata, delle condizioni atmosferiche e della stagione. Le sorgenti artificiali si possono invece misurare e si può stabilire qualità e quantità della luce.
Sicuramente da prediligere una luce naturale rispetto ad un artificiale anche se sono indispensabili entrambi, dipende dalle condizioni in cui si opera.
Nel caso del restauro da laboratorio viene utilizzata un’illuminazione artificiale che si avvicina alla luce naturale per tutta la giornata lavorativa, senza variazioni, permettendo una continuità lavorativa.
Per quanto riguarda la cantieristica sicuramente la luce naturale variabile è più adatta ,visti gli spazi e gli ambienti.
Tra luce fredda e luce calda quale preferisce? E quanto questa tonalità influisce mentre lavora?
Nel campo artistico c’è una preferenza verso una luce calda. Essa però deve avere una tonalità naturale.
Per quanto riguarda il settore restauro, soprattutto nella fase delle integrazioni pittoriche, dove l’uso dei pigmenti ha un fattore determinante, la luce svolge un ruolo fondamentale.
Come cambia la percezione dei colori a seconda della luce?
La percezione dei colori è sempre connessa alla condizione retinica di ogni singolo soggetto dove il campo visivo si differenzia e di conseguenza le variazioni cromatiche si modificano in continuazione.
Per quanto riguarda gli appartamenti i clienti che richiedono il suo lavoro che tipologia di case e stile possiedono?
Visto che il nostro lavoro è strettamente connesso al restauro conservativo di opere antiche anche la sezione decorazione e affreschi ne riprende le caratteristiche e quindi c’è una propensione per ambientazioni classiche visto che i soggetti si adattano meglio.
In ogni caso abbiamo eseguito molti interventi anche di contrasto netto con ambienti moderni sia di stile che di materiali con inserimento di una nostra opera classica.